Lug 23
2020

La tela ingarbugliata

Se l’Amore fosse un triangolo, che triangolo potrebbe essere?

Sicuramente un triangolo rettangolo, quelli a cui Pitagora e Dagospia provano a dare una soluzione.

Quando il teorema mette insieme l’ipotenusa e i suoi due cateti, ovvero Lei, lui &l’altra, per calcolarne l’area sentimentale (come geometria insegna) è necessario applicare la regola: base per altezza diviso due.

Una regola che giustificherebbe anche Stefano De Martino alle prese con le simmetrie del gossip dell’estate che lo vedrebbe in mezzo ad un triangolo, questa volta isoscele, che metterebbe in campo l’ex amica storica Emma Marrone; la moglie, al suo secondo ritorno, Belen Rodriguez e la naufraga sentimentale: Alessia Marcuzzi.  

I triangoli amorosi, a meno che non costituiscano una scelta di vita volontaria e ponderata, si formano quando il legame principale è poco appagante, ben il 47% delle persone tradisce infatti per insoddisfazione affettiva, quando i lati del poligono: intimità, passione e impegno sono sbilanciati e inesistenti e vengono compensati da forme di sostentamento affettivo, molto spesso anche solo virtuale che trasformano le relazioni in universi paralleli di cui è difficile calcolarne il perimetro.

Si può tradire per scappare da una vita noiosa, per cercare un rifugio più accogliente, per semplice trasgressione.

Puoi tradire ed essere tradito.

Puoi essere tradita con la tua migliore amica quando vivi con lui un amore a distanza.

Puoi da fidanzata diventare amante.

Puoi impegnarti con un uomo che ti nasconde di essere sposato.  

Puoi essere vittima o carnefice ma in ogni logica matematica che si rispetti: ogni vertice è complice del triangolo.

Una delle figure più controverse, dibattute, condannate, giudicate, messe sul patibolo dai moralisti, è la figura dell’amante, celebrata dal cinema e dalla letteratura.

Si tratta di una donna che tesse rapporti d’amore molto spesso ingarbugliati, a cui vuole dare un futuro concreto.

È lei Penelope, personaggio femminile nell’Odissea, regina di Itaca, la donna che aspetta molto spesso senza speranza, il ritorno del suo Ulisse, impegnato a naufragar in altri mari.

Penelope è equilibrata, paziente, con una grande forza d’animo e tanta testa. Si lega per amore incondizionato che poi diventa obiettivo da raggiungere, ad un uomo già impegnato che le assicura di desiderarla ma che le dice di aver bisogno di tempo per capire da che sponda stare.

È caparbia, cuce e scuce la tela della sua vita, tenendo distanti gli altri Proci.

Penelope, è il simbolo dell’attesa angosciante e a volte inutile, il suo eroe idealizzato non lascerà mai la famiglia o la sua partner perché appagato dalla presenza di entrambe le sue muse, alle quali non lascia mancare nulla.

Per Ulisse, Penelope è quel fiore colto che lascia appassire, per poi nuovamente rinverdire in un circolo infinito di inquietudini e attese senza fine.

Penelope resta una donna dai risvolti psicologici particolari. Lei è un connubio tra essere e apparire. Da una parte racchiude in sé la non azione, che non è espressione di passività e di inattività. Il suo non agire aspettando che la situazione cambi al meglio presenta tutte le caratteristiche di un modo di essere incisivo in grado di intervenire sulla realtà.

Nella contrapposizione fra essere e apparire Penelope è una donna che abbraccia entrambe le dimensioni, sembrando apparentemente attendere invano, ma racchiudendo l’essenza di una donna che sa portare avanti un progetto ben preciso e predeterminato.

La storia di Penelope si ripete ancora oggi nella nostra società.

Tante, troppe le Penelopi appese al filo di relazioni inconsistenti e sottili.

Tante, troppe le Penelopi che sacrificano la propria vita e le esperienze che potrebbero vivere invece a favore di una persona che esiste e può starle accanto quotidianamente.

Cara Penelope, lo sai anche tu che: “chi di speranza vive, di speranza muore”.

Da anatra (questo significa il tuo nome) trasformati in cigno e sostituisci quel triangolo ad un cerchio, quello della vita, in cui i punti li metterai tu… e chissà tra quei Proci, qualcuno non sarà in grado di trovare il bandolo della matassa!

Rossana Muraca

Illustrazione Francesco Marano

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