La head hunter, cacciatrice di teste…
Il verbo del giorno è: ricerca.
Ricerca di sé stessi, ricerca di qualcuno o qualcosa.
Ricerca come risorsa umana.
Ricerca come selezione di profili da valutare.
Ricerca come “lavora con me”.
Ricerca come: “la perfezione non esiste”.
Ricerca, come ricercatori precari che nel laboratorio sentimentale scovano eventuali partner a nostra immagine e somiglianza, ovvero partner, come cura alla pandemia della solitudine.
Nella società cieca di fronte all’evidenza, dell’opportunismo come appiglio per restare a galla, dello Smart working come soluzione di lavori sempre più frammentari, i migliori ricercatori sul mercato sentimentale del “chi offre di più” restano i single.
Ma vi siete mai chiesti nell’era dell’amore Wi-Fi, perché i single, sono sempre più single?
Abbattere il muro della solitudine è un’impresa assai ardua quando si ci trincera dopo anni di monoporzioni nel congelatore, di “faccio quello che mi pare senza dare conto a nessuno”, di “meglio soli che male accompagnati”.
Essere single, oggi è un ruolo di tutto rispetto, nella scala gerarchica delle relazioni.
Il single non è lo sfigato di turno, “brutto ma bello”, ma è il new “scampato al pericolo”.
Ma la singletudine, rappresenta sempre e solo un valore aggiunto?
Quanta solitudine, rassegnazione o presa di posizione c’è dietro questa nuova tendenza di chi: “chi fa per sé fa per tre”?
La vita dei single, diciamolo pure, non è per niente una passeggiata.
I single sono soggetti alle domande a raffica del parente di turno che sembra non prenda sonno all’idea di non saperti “sistemato”.
I single sono soggetti a sorbirsi le turbe mentali di quelli che si professano: single sposati o impegnati.
I single sono quelli che sul lavoro sono sempre reperibili.
La condizione del single che non accetta l’idea dello zitello per colpa d’altri, rivendica il diritto della scelta come opportunità, come crescita, come scalata al successo. Il single diventa double solo se l’Amore favorisce gli scatti di carriera.
Ai single, maggiormente donne, senti molto spesso pronunciare la frase: “… questa volta ne deve valere la pena!”.
HUMANA, la head hunter, cacciatrice di teste di… la pensa esattamente così.
Acida al punto giusto da precedenti reclutamenti non andati a buon fine, è esperta di risorse umane ed è alla ricerca di un collaboratore, che collabora ed ama, dotato di un curriculum amoris che non preveda ex ingombranti e dimostri attitudini complete per poter occupare la posizione del suo cuore.
HUMANA, che più passa il tempo, più diventa meno HUMANA, analizza la risorsa, attraverso un colloquio sempre più minuzioso in cui passa in rassegna: le Soft skills dell’esaminato.
"Perché vuole questo lavoro?", "Perché vorrebbe lavorare per me?", "Cosa la spinge a lasciare la strada vecchia per la nuova?".
Queste sono solo alcune delle domande rese note (le altre trovano posto in testa nel via vai di “questo non chiederlo!”) che la Human Resources Manager fa prima di capire se è quello da assoldare o a quale dire: “le faremo sapere”.
HUMANA, così come la maggior parte delle carrieriste single, sta attenta ad ogni dettaglio: dal segno zodiacale, alla prova del look.
NO a mocassini e borsello. Sì, alla mascella con sorriso Durbans. NO al Mark sapientone. NO al Mark sedentario, sì a quello versatile.
Però se lui è troppo versatile, potrebbe cambiare idea. Se lui è troppo dinamico potrebbe correre troppo.
HUMANA, però ha un difetto, come tutte le wonder woman rimaste al palo per troppo tempo, cambia idea ogni secondo, tanto alla fine da non saper più cosa stia cercando.
HUMANA, sa anche che stare in coppia è diventato un lavoro che assorbe tempo e consuma energie, tra una crisi di nervi ed una di insicurezza… HUMANA sa anche che: ”chi non lavora non fa l’amore”… per questo, mia cara cercatrice di acqua nel deserto, bisogna solo capire se continuare a fare la libera professionista a vita o provare a cercare di trovare, un posto fisso (alla Zalone) … ops, un compagno giusto per un tempo indeterminato!
Rossana Muraca
Illustrazione Antonio Cuccaro